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Dosso
(Giuseppe Dall’Osso)

Diplomato al liceo Artistico di Bologna, ha frequentato l’Accademia delle Belle Arti, specializzandosi in scultura sotto la guida di Umberto Mastroianni. Dosso modella rame, ottone satinato, ferro, legno carte metallica, vetro, sabbia, arrivando sempre ad estrarre dalla materia un senso estremo di leggerezza e grande poesia. Dimostra una cultura e un’abilità scultorea che si riscontra nelle sue opere con gusto per la citazione colta caratteristica di tutto il suo percorso artistico.

Il funambolo
del senso

Dosso è un funambolo del senso, ci conduce in un labirinto di mondi paralleli che parte dal reale per metterlo in discussione. L’inquietudine si fa avventura, ciò che è domestico diviene “dubbio”. Il centro del nostro essere, il luogo del nostro vivere, il sito delle nostre emozioni per eccellenza: la casa, diventa soggetto solitario, perturbante, onirico e spettrale allo stesso tempo. Dosso si confronta con la condizione umana e ci invita a farne uno strumento di percorso di formazione e non di ansiotica rinuncia.

1958

Al Teatro alla Scala di Milano collabora con Pietro Zuffi alla scenografia senza sipario dell’opera Assassinio nella cattedrale di Aldebrando Pizzetti. In particolare alla croce con rilievi che cambiano a seconda della luce.

1964

Ha collaborato con Germano Sartelli nella preparazione di sculture di ferro per la biennale di Venezia.

1968

La sua prima mostra personale a Forni di Sopra a Udine, riprende la scultura e le pittura di grandi dimensioni, ed è vincitore del concorso con un bassorilievo per la facciata della Casa Comunale. Negli anni settanta approda all’astrattismo.

1972

Espone a Viareggio in una collettiva.

1974

A Parma ed è risultato vincitore del concorso internazionale di pittura omaggio a Manzoni a Milano.

70-80

Negli anni ’70-’80 si dedica alla lavorazione dell’argento applicato a composizioni astratte che vengono esposte al Silver Point di Milano e New York. Come designer progetta accessori per la moda.

1974

Collabora nuovamente con Pietro Zuffi al Comunale di Bologna per la scenografia della Favorita di Donizzetti – Tenore Luciano Pavarotti.

1979

Firma scenografie televisive per il programma della Rai TV al Corno alle Scale con Claudio Lippi ed Enrica Buonacorti. Poi un lungo silenzio fino al 1994.

1994

A giugno nel cortile della Rocca di Dozza, inaugura una mostra che diventa un arricchimento degli spazi con sculture “Legni esotici con ricami metallici”. Sculture che sembravano progettate proprio per quel contenitore.

1995

Inaugura la prima mostra a Imola, precisamente a Caffè di Cuore, l’intitola “Ibridi e scampoli di materia”. A chi chiede perché tanti anni di inattività risponde: “Sono soprattutto un professore, c’è molto da imparare dai ragazzi”. Ha inaugurato la mostra Pietro Zuffi.

1997

Espone alla sala dell’Annunziata a Imola la sua ultima produzione: La materia è anche poesia opere di legno, segnale dai tarli e ornate con metallo come riflessi di luce. Raggiunge in quelle opere armonia fra arcaico e moderno. Previste anche visite per le scuole, per far loro capire il perché del particolare adattamento dei materiali metallici e il legno.

1997

Giardino Alberghetti Imola. “Istallazione con due culture” materiali usati legno e filo plastificato per una grande Arpa di m. 2,50 e la rappresentazione di una tastiera di pianoforte. Risultato molto elegante.

1998

Espone al “Circolo degli Artisti” a Faenza. Qui il catalogo è realizzato in collaborazione con il poeta “Paolo Baldini”. Intitolata “Scampoli di materia” nella mostra si avverte il senso delle cose che si trasformano in altre cose in maniera creativa. Nell’ambito della rassegna ebbe luogo un prestigioso incontro musicale con Larry Smith Quarter. Tra gli ospiti nel circolo c’era Vasco Rossi che comprò una grande opera di Dosso.

1998

“Piccoli giochi” mostra al Baricentro Imola opere con una delicatezza nuova, colori tenui e morbidi, opere in formato piccolo con leggere rilievo delle strutture sui muri bianchi.

2001

Sempre al Baricentro Imola “Io e i miei muri bianchi” una decina di tavole che si collocano come un’età compiuta una maturazione artistica ben assimilata che lascia trasparire la continuità sia con la fase precedente sia quella successiva. A testimonianza di capacità espressiva e di profonda consapevolezza del proprio fare.

2002

“La Resistenza del veicolo di pace e di democrazia” La resistenza al neofascismo e la liberazione per opera degli alleati sono raccontate secondo l’evoluzione di una pianta. Prima colori neri, spine argentee, poi rosso cupo come il sangue nelle guerre, fino a raggiungere il rosso gioioso come ritorno alla democrazia. Sempre a Fontanelice, Dosso ha realizzato una grande scultura oltre 2 m con fili di ottone che rappresenta un Cristo Giovane.

2002

“Arte e vino” rassegna dell’Enoteca regionale di Dozza, in occasione della quale Dosso inaugura una mostra dal titolo “Scampoli di luce”. Bassorilievi con inserti metallici, forme profonde nei contenuti cariche di suggestioni, leggere, eleganti nella loro perfetta essenzialità.

2003

“Ornate con ritratti” Grande mostra al Castello Sforzesco, sala pinacoteca di Dozza Imolese. Pietro Zuffi così definisce la mostra di Dosso: -Sembra che l’artigiano abbia segnato ciò che diventa realtà, abbia scoperto quell’arte che aveva sempre sentito dentro e che finalmente scappandogli di mano esplode -. Il titolo fa capire la prevalenza dell’armato, frutto di una accurata ricerca sulla figura ritratta. Tutto con abilità e perizia, plasma il cartone ondulato utilizzato a strati, scavato e inciso con il cutter, per rendere gli spessori, le ombre, decorate con colori vivaci. Dosso ci emoziona, ha il coraggio di lasciare la strada vecchia quando rimane solo mestiere, riuscendo a dare allo spettatore, che verrà sorpreso, una nuova operazione culturale.

2005

“Stecchi e cellulosa” gioco e poesia Galleria Atrebates Dozza. Dosso dimostra un’evoluzione all’insegna della sovrapposizione dei diversi piani visivi. Una sintesi perfetta della rappresentazione della verità. Alberi, stecchi, foglie, riprodotti utilizzando carta lavorata, vetro cartone, legno su fondi stuccati, dando anche allo stecco più umile una grande forza espressiva attraverso l’esile filo di un’arte misurata e profonda nei contenuti. Originalità e sintesi in queste opere che catturano lo sguardo.

2006

“Osservanti Osservati” evento di arte contemporanea all’ex Ospedale Psichiatrico Osservanza Imola. Ideato dall’associazione culturale “Gruppo Koinè”. Con l’opera “Riflesso di sagoma coatta” Dosso da una visione un ricordo della coercizione fisica e psicologica dell’ammalato psichiatrico. Tutti siamo un po’ responsabile delle violenze subite, prima della legge Basaglia, da chi è stato meno fortunato di noi e non ha avuto la possibilità di esprimere la sua umanità.

2007

“Grande Stereotipo”. Installazione fatto presso l’azienda agricola Selva di Tirli, San Pellegrino Firenzuola. Installazione fatta nel rispetto della natura che ospita gli artisti. Il visitatore, si trova in questo luogo completamente immerso in una sorta di habitat dei toni fiabeschi, un ritorno all’infanzia. Con una gigantesca ed eterea farfalla metallica ricoperta di tulle bianco, sospesa tra le fronde di castagni, Dosso si introduce, come da copione, in questa fiabesca dimensione. La farfalla e le sue irreali proporzioni rappresentano la chiave che ci proietta nel fantastico e Dosso ci tiene in sospeso in un gioco ambiguo tra ironia e narrazione surreale

2011

“Elice” dalla leggenda che racconta che Elicio giovane innamorato della ninfa scelse di essere trasformato in una pianta di leccio, mentre la ninfa fu trasformata in sorgente che sgorga ai piedi del leccio. Così da allora il paese si chiamò Fontanelise. Dosso ha realizzato una fontana nella piazza del municipio chiamandola Elice fatta con foglie di ottone a forma di foglie del leccio, trattate fino a renderle dorate.

2012

“Essenzialismo Poetico” Al bar Otello espone una decina di opere che hanno per protagonisti alberi e foglie, completando quelle esposte nel 2005 a Dozza. Opere frutto di ricerca fatta anche di pause, silenzi per arrivare ad un coraggio estetico  che Dosso definisce “essenzialismo poetico”

2015

“20×20” Bottega Gollini, Imola. Una colletiva di opere 20×20 che il curatore Luigi Foschini ha proposto a 38 artisti ad una precisa condizione, rispettare il formato. Le opere sono state riunite in una composizione unica che ha occupato un’intera parete della galleria come un mosaico. Audace per gli artisti aderire, ma un’audacia che è stata premiate con grande successo e partecipazione.

2016

“Pose” Sala Annunziata Imola 5 – 31 Marzo. Dosso presenta nuove opere, il termine Pose offre una chiave di lettura all’interno di una ricerca. La parola Pose tende a far credere un atteggiamento artefatto ma per Dosso è il risultato di sperimentazioni e tentativi di riconoscersi. Sono macchine pensanti, non oggetti, macchine che ti invitano ad interrogarci in modo e pose sempre differenti. Dosso le chiama i “Lunatici” perché i vari personaggi dei suoi quadri su fondo nero che occupano una parte della parete sono sempre alle prese con la luna. Le ombre si moltiplicano alla ricerca di un dialogo che trova posa in finestre di legno apribili. L’ombra diventa un’identità portabile e adattabile. Nella serie “Stecchi” il ramo diventa una teca da museo botanico. Nell’istallazione “trasparenze” i rami sono bloccati da una fitta trama metallica, ma muovendo il capo di lato ai nostri occhi appare uno spartito di corde musicali tese, quadi a voler accordare il vento.

2016

“Ombre” Bottega Gollini Imola 31 dicembre 2016. Espongono due artisti imolesi, Dosso e Passarelli e la mostra viene inaugurata con il titolo di Est e Ovest. L’energia di Dosso trasmessa in questa mostra pervade lo spettatore di meraviglia. Uno stupore dato dalle acrobazie delle figura delle sue opere. Dosso  è un funambolo del senso e ci conduce in un labirinto che parte dal reale per metterlo in discussione. La magia del passato con le maschere di Agamennone in rame e filo di ferro. La scultura “Dovevai” è un’istallazione di un piccolo uomo che si trova lasciato solo a confrontarsi con scale solitarie senza via di fuga. La scultura di legno, rame smaltato 60×35 dal titolo “Arp, Echer, Dosso” l’unione di stili diventa una formula alchimica, unica di un’artista demiurgo. Le opere “Spigoli metallici disadattati” fanno pensare al luogo del nostro vivere, delle nostre emozioni, la casa come soggetto solitario, critico e spettrale allo stesso tempo. “Gli acrobati ebbri” scultura di legno e rame alta 1,30 m con figure che tentano la scalata sono funamboli in cerca di avventure. 16 quadri di diverse dimensioni formato un’unica composizione di 178×168 con un equilibrio compositivo di colori e materia. Minute figure di rame in ambienti disparati con espressioni contemplative e statiche. Un’umanità che trapela in ognuna delle sue opere.

Dosso modella rame, ottone satinato, ferro, legno carte metallica, vetro, sabbia ecc.. arrivando sempre ad estrarre dalla materia un senso estremo di leggerezza e grande poesia. Dimostra una cultura e un’abilità scultorea che si riscontra nelle sue opere con gusto per la citazione colta caratteristica di tutto il suo percorso artistico. Dosso ha opere e sculture che figurano in collezioni private come la scultura “Figuradentro” di m. 2,10 di legno, ottone e ferro e ritratto di profilo circa della stessa dimensione, di proprietà del Sig. Landi Natale. Una scultura di legno e metallo è stata fatto per un cortile di un palazzo di pregio in Via Garibaldi ad Imola, residenza del Sig. Landi Natale. Due grandi opere di legno e metallo sono state donate alla Pinacoteca di Imola, ma non ancora esposte.